Durante l’inizio del secolo XX, Georg Simmel formuló la teoría della rovina con la preoccupazione contemporanea. Secondo Simmel, le rovine, sono il contrario nel momento perfetto, piene di potenzialità; rivelano retrospettivamente quello che questo epifanico momento tengono”. Eppure, non solo segnalano la decadenza, ma anche una certa prospettiva immaginaria nella sua dimensione speranzosa e tragica. Simmel vide nel fascino delle rovine una peculiare forma di collaborazionetra la creazione umana e naturale: «La naturala transforma la opera d’arte in materiale per la sua propria espressione, cosi come prima serviva da materiale per l’arte.